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Depressione: sintomi e cause. Come uscire dal cancro dell'anima

Depressione: sintomi e cause. Come uscire dal cancro dell'anima

 

Depressione: sintomi, cause e come uscire dal cancro dell’anima.

 

http://giuseppealfredosucci.com/1249-depressione-sintomi-cause-e-come-uscire-dal-cancro-dell-anima/

 

È il male di questo secolo. E a volte fa più paura del cancro. Scava le nostre vite da dentro, come un tarlo che rode il legno di cui siamo fatti.

 

La depressione è un male di vivere ad oggi molto diffuso: circa 15 persone su 100, dicono le statistiche, ne sono colpite. In Italia, la stima è di cinque milioni di italiani che soffrono di disturbi depressivi. Il dato è molto grave, ma ancora più grave è l’approccio che sviluppiamo verso questa “malattia dell’anima”. La sfiducia nelle cure farmacologiche, così come la diffidenza nell’iniziare un percorso terapeutico, fanno sì che la diagnosi arrivi troppo tardi, a volte quasi mai. Sono diverse, infatti, le persone che soffrono di depressione ma che non hanno mai avuto una vera diagnosi a proposito.

 

Il rischio è quello della procrastinazione: si aspetta che la depressione passi da sola, così come è arrivata. Ma l’attesa è la peggior nemica della depressione: aspettare significa infatti cronicizzare dentro di sé degli stati umorali negativi che col tempo diventano veri e propri comportamenti autodistruttivi.

 

Depressione: chi ne soffre, le cause e sintomi degli stati depressivi

 

Si presenta nella nostra vita silenziosa, e ci spinge un po’ alla volta verso il baratro. Indro Montanelli diceva che la depressione è una malattia democratica, perché colpisce tutti. Non fa distinzioni, di genere, di età o di estrazione sociale. Lui stesso, del resto, ne ha sofferto per tutta la vita. Tuttavia, anche se il disturbo depressivo può colpire chiunque, è molto più frequente tra i 25 e i 44 anni di età, mentre le donne, sia adolescenti che adulte, si ammalano due volte tanto rispetto agli uomini. La depressione è, pertanto, un disturbo dell’umore veramente molto diffuso. Comprendere le cause del disturbo depressivo è molto utile: è un primo passo verso la liberazione. Verso, cioè, una presa di coscienza.

 

Molti esperti dividono le cause della depressione in endogene o esogene.

 

Vediamole entrambe.

 

Stati depressivi: le cause esteriori. Quando il male viene da fuori

 

Un fatto accaduto e che ci ha sconvolto, l’ambiente intorno a noi che ci condiziona, una situazione pesante da sopportare a lungo: le depressioni esogene, o meglio le depressione che hanno cause esteriori o esterne, sono la conseguenza di eventi traumatici o stressanti.

 

L’insorgere di questo tipo di depressione è lento e graduale. I sintomi compaiono in seguito a un evento doloroso evidente e reale:

 

un lutto

una malattia

la perdita di un lavoro

la fine di una storia d’amore

una forte delusione in amicizia

un tradimento

 

Ma se il fattore scatenante è un evento stressante o una forte tensione che turba la nostra vita e che valutiamo in termini di perdita non accettabile, è anche vero che ci possono essere non solo cause negative, ma anche positive, valutate però sempre come una perdita. È il caso, ad esempio, di quando nasce un figlio che ci toglie la “libertà”. In questo caso si parla di depressione post partum. Oppure quando si riceve una promozione all’estero e si perdono le sicurezze familiari. In breve, quando vengono a mancare per noi dei valori o delle sicurezze ritenute indispensabili.

I sintomi della depressione esogena

 

Tra i sintomi più comuni della depressione esogena, ci sono aspetti fisici come:

 

insonnia e inappetenza

anedonia, cioè stanchezza, mancanza di forze, debolezza

disturbi gastrici e intestinali

 

Per quanto riguarda, invece, i sintomi psicologici della depressione esogena, ci possono essere reazioni emotive spossanti e stressanti, come:

 

una propensione al pianto o alla disperazione

una sfiducia in se stessi e nelle proprie capacità

una inclinazione allo sconforto e ad una visione pessimistica

una violenta oscillazione dell’umore fra alti e bassi.

 

Ma possono anche esserci sintomi e reazioni emotive alla depressione diverse, a volte diametralmente opposte, come:

 

ostilità, avversione

eccesso di rabbia, scatti d’ira

tendenza a incolpare gli altri, a sottometterli, a manipolarli

difficoltà a relazionarsi e a comprendere i sentimenti altrui.

 

I sintomi della depressione esogena possono essere anche accompagnati da stati di ansia generalizzata o da vere e proprie crisi d’ansia.

 

Depressione come cancro dell’anima: mi ammalo dentro

 

 

Depressione, lo sa bene chi la vive, significa perdita di ogni interesse. Per questo io chiamo la depressione “il cancro dell’anima”: perché è un vuoto interiore che risucchia, è un male nascosto e invisibile che si insinua tra le pieghe del nostro essere, che si annida tra le nostre viscere e ci trasforma, un po’ alla volta, in cadaveri viventi. Quando il coinvolgimento nelle attività vitali svanisce, risucchiato dalla forza devastatrice della depressione, che non dà spazio alla forza d’animo, alla capacità di progettare, ai sogni… il cuore continua a battere, ma l’anima si spegne.

 

Di fronte a cause evidenti, come un trauma, un lutto, la depressione è tuttavia una difesa della nostra mente, una sorta di gabbia in cui cerchiamo di sopravvivere al dolore. In questi casi la depressione funziona proprio come un interruttore: spegne la luce. Lo stato depressivo toglie la corrente al dolore, ma smette di illuminare anche il piacere. In questo modo niente più “sbalzi” per noi, niente più eccessi, niente più fatica di interpretare come mai a volte si possa essere così felici, e a volte così tremendamente sofferenti. Si smette di essere, punto. Si sceglie l’apatia. Si preferisce il silenzio dell’abisso, al rumore della vita.

 

Eppure sono convinto che di fronte a queste situazioni palesi, perché palese è il dolore di una madre che perde un figlio, di un uomo che vede spegnersi nel cancro la vita della moglie, o di una persona anziana che si scopre inutile, se ci fosse una maggiore consapevolezza e una maggiore forza interiore potremmo forse sfiorare la depressione, ma non caderci dentro gettando via la chiave. La verità, secondo la mia esperienza professionale, è che il male di questa società si traduce con una parola: vuoto esistenziale.

Ed è proprio di questo vuoto che voglio parlare in questo articolo. Prima però ti spiego le cause endogene, cioè le cause interiori della depressione.

 

Stati depressivi: le cause interiori. Quando il male viene da dentro

 

Nasce dentro di noi. Prende velocemente forma nel nostro corpo, che si avvilisce in posture sempre più adagiate e insofferenti, che si intirizzisce in movimenti sempre più lenti e privi di alcun guizzo. E prende forma nella nostra mente, che un po’ alla volta si incrina, si spezza, smettendo di riconoscere la vita. Come un orologio al quale si rompe improvvisamente un ingranaggio.

 

La depressione endogena (o sindrome depressiva endogena grave o depressione maggiore) irrompe nella nostra vita senza cause tangibili o identificabili. Accade un vero e proprio mutamento interno: lo stato depressivo, in questo caso, è una frattura della personalità, della vita psichica dell’individuo.

 

La depressione endogena si caratterizza proprio per una sua insorgenza brusca, immediata, grave. Ma, soprattutto, per l’assenza di una causa tangibile e reale, e per la mancanza di una spiegazione logica.

 

I sintomi della depressione endogena

 

I sintomi della depressione endogena sono soggettivi ma è prevalente la sensazione di inutilità. “Mi sento negativo” mi dicono i miei pazienti. Oppure: “Possibile che mi debba sentire continuamente colpevole? Ormai mi sto odiando!” dice spesso una donna. “Non mi sopporto più, Dottore, non riesco a sopportarmi. Mi sento pesante”, oppure “Non mi interessa più vivere, che vivo a fare?”. È ciò che ho sentito dire anche a ragazzi di sedici anni, o poco più. Spesso sono presenti pensieri di morte o di suicidio, che possono andare da un vago senso di morte e desiderio di morire fino all’intenzione di farla finita con una vera e propria pianificazione e tentativi di suicidio.

Depressione e suicidio: le vittime più giovani

 

Verrebbe da pensare che solo persone adulte provino idee suicidarie, che almeno sia molto più frequente che sia un adulto a vivere il desiderio di farla finita: un uomo che perde il lavoro, una donna che è rimasta sola. Invece, purtroppo, i soggetti più a rischio sono i giovani. Le statistiche dicono che avviene un suicidio ogni dieci minuti e che più della metà dei suicidi nel mondo siano compiuti da giovani e adolescenti fra i 10 e i 25 anni.

 

Nella mia esperienza mi sono trovato a sostenere ragazzi con lo sguardo perso, con gli occhi vitrei che mi sussurravano di volerla fare finita. Ma non con rabbia, non con odio, non con astio. Bensì con rassegnazione. Con apatia. Con distacco. Gli occhi, gli sguardi cupi di quei ragazzi sono state ogni volta lame nel mio fianco: vite in fiore, che non volevano più la luce per sbocciare. Che non volevano più acqua per crescere.

 

E sempre di più, di fronte a persone che soffrivano di depressione e che arrivavano disperate nel mio studio, mi sono convinto che la depressione sia il cancro dell’anima. Una malattia che nasce comunque e sempre dentro di noi. E che trova radici nel vuoto esistenziale di questa società.

Il vuoto esistenziale: quando la vita non ha un senso.

 

 

La radice di quasi tutte le malattie, dei problemi o dei disagi psichici, compresa la depressione, è oggi – ne sono convinto – il vuoto esistenziale.

 

Se è vero che ci possono essere molte cause per la depressione, che abbiamo detto essere esogene e endogene, è anche vero che la depressione è il sinonimo di una incapacità di reagire di fronte alle difficoltà della vita. Se vogliamo, la depressione è una mancanza di forze, di una spinta interiore verso la vita. Una spinta che si può avere solo se la nostra vita ha un senso. Un senso, ovviamente, che riconosciamo noi stessi. L’assenza di questo senso, l’insignificanza dell’esistenza e la mancanza di uno scopo “più alto” o più “grande” di noi, ci fa sentire inutili, oppure impotenti, oppure incapaci. E più di tutto, vuoti. Ecco, questo disagio dell’anima si chiama vuoto esistenziale. Ma che cos’è? E come reagiamo di fronte a questo vuoto?

 

Uscire dalla depressione: cercare di riempire il vuoto con valori esteriori o dipendenze

 

La fatica a trovare veri stimoli e soddisfazioni nella propria vita diventa un logorante fardello, un pesante muro che ostacola la possibilità di crescere, di diventare responsabili e consapevoli. Quando entriamo in conflitti di valore, o non troviamo un progetto di vita, quando non riusciamo a dare un significato alla nostra esistenza, proviamo un naturale senso di fallimento e di non appartenenza… “di vuoto”. Ma quando il disagio si protrae nel tempo, può portare ad una ricerca smisurata e disequilibrata di piacere. Un piacere che cerca di colmare quel senso di vuoto interiore e che può sfociare in dipendenze affettive o da sostanze, mentre noia e caduta degli interessi, apatia e asocialità aprono le porte a segnali di tipo depressivo.

 

Quando si vive un vuoto esistenziale si cerca ogni mezzo per riempire il senso di disagio che quel vuoto ci provoca. Come?

 

Con il cibo

Con le droghe e il gioco

Con il sesso o con falsi amori e dipendenze emotive

Con internet

Con la televisione, il gossip, i programmi “di massa” come i Real TV.

 

Questi sono i principali modi in cui si cerca di colmare quel vuoto. Un vuoto affettivo certo. Ad un primo livello. Un livello a cui purtroppo molto spesso la psicologia si ferma. Ma nella mia esperienza completamente personale, non posso fare a meno di credere che ci sia un livello più profondo, in cui questo vuoto si manifesta. Ed è il vuoto che lascia un’anima non percepita. Non vissuta. Non riconosciuta.

 

Vuoto esistenziale: il significato transpersonale

 

Un disagio impalpabile, inodore, insapore. Ma velenoso come il tallio. In generale, il vuoto esistenziale è una condizione dell’“essere”. Può nascere da circostanze fisiche, psichiche, o spirituali.

 

La sua natura, la sua origine, sarebbe infatti trans-personale: il vuoto esistenziale proviene cioè da una dimensione che la psicologia definisce “oltre noi stessi”. Questo vuoto dentro di noi resterà incolmabile finché non prenderemo contatto con la nostra più intima essenza, cioè con la nostra natura divina. La nostra natura spirituale.

 

In realtà, se vogliamo essere davvero precisi ed esaustivi, l’essere umano oggi si trova a vivere così tanti disagi psichici e disturbi psicologici a causa di un alterato equilibrio fra tutte e tre le nature che sono presenti in noi:

 

La natura animale, quella che riguarda i nostri istinti e le nostre pulsioni, cioè quella forza, quella spinta verso la vita – quindi strettamente legata alla nostra sessualità e all’energia vitale – che viene proprio a mancare in uno stato depressivo.

La natura umana, quella che riguarda cioè le nostre emozioni e i nostri sentimenti, oggi così tanto confusi, mal vissuti e mal interpretati da essere veramente una delle cause principali di tanti disagi psichici e relazionali. Basti pensare a quante persone entrino in depressione a causa di relazioni o matrimoni falliti, o per delusioni d’amore.

La natura spirituale, quella che riguarda, come dicevo, la nostra sfera intellettuale e psichica, ma non solo. Quella che riguarda la nostra parte eterna. La nostra vera “sicurezza” interiore. Quella parte indistruttibile, che non cederà mai ai colpi della vita perché fa parte della vita stessa.

 

Oggi si parla tanto di “spiritualità”, ma ci tengo a sottolineare che nessuna preghiera, o meditazione, o filosofia possono colmare il vuoto esistenziale, cioè l’assenza di una nostra forza interiore, di uno scopo, di un senso che noi, e solo noi, possiamo e sappiamo dare alla nostra vita. Lo sbaglio più grande che facciamo oggi, forse, è proprio quello di delegare sempre a qualcuno o a qualcosa la nostra felicità, la nostra esistenza. La releghiamo nelle mani di un uomo, o di una donna. Nelle mani della fortuna o di una filosofia di vita. Oppure nelle mani di una qualche entità divina. Ma la verità è che la nostra vita dipende solo da noi stessi. Così come il senso che vogliamo darle.

 

Nonostante le varie correnti di pensiero, in psicologia, cerchino ormai di integrarsi e di considerare tutte e tre le dimensioni della psiche umana, il corpo, la mente e lo spirito, sono ancora pochi i terapeuti che davvero scelgono di dare un approccio transpersonale alle patologie o ai disagi psichici. Pochi quelli che cercano, ad esempio, di integrare le migliori tecniche moderne della psicologia alle filosofie antiche spirituali. Pochi quelli che cercano di legare la psiche umana all’inevitabile senso che dobbiamo dare alla vita e quindi all’esistenza. Va merito, ad esempio, ad alcuni autori come Victor Frankl, che viene considerato uno dei padri della Terza Scuola Viennese di Psicoterapia, e che è stato il fondatore della logoterapia e dell’analisi esistenziale, con cui è stato evidenziato il nucleo spirituale dell’individuo.

 

 

 

(...omissis...)

 


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

 

 

 

http://giuseppealfredosucci.com/1249-depressione-sintomi-cause-e-come-uscire-dal-cancro-dell-anima/

 

 

 


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)