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Giovani e abuso di psicofarmaci

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Psicofarmaci, se la cura è fai-da-te
di Giacomo Valtolina
Si comprano online, per strada e pure a casa di amici. Senza prescrizione. Oppure in farmacia, grazie alle ricette «facili» firmate dai medici di base. Il problema degli psicofarmaci in Italia è che i giovani li usano male, che li reperiscono troppo facilmente e che ne esistono eccessive varietà: «In nessun paese d'Europa c'è una simile proliferazione» spiega Maurizio Bonati dell'Istituto Mario Negri. «Anche 30 o 40 prodotti diversi per lo stesso tipo di farmaco».

Nello speciale Solferino 28/anni pubblicato il 18 marzo sul Corriere si riportano alcuni dati significativi sull'utilizzo di psicofarmaci da parte dei giovani, frutto delle due più aggiornate ricerche in materia (Espad e Ipsad) condotte da anni dalla dottoressa Sabrina Molinaro (Fisiologia clinica del Cnr). Il 4,8% degli under 30 ne fa un uso regolare. Tra questi, sono le donne le consumatrici più assidue, con il 5,8% di acquirenti abituali, quasi il doppio rispetto agli uomini (3,2%). Il pericolo maggiore, però, resta l'uso improprio delle medicine, che va di pari passo con l'acquisto fuori dai canali medici competenti. Il 20% dei farmaci, infatti, non viene comprato in farmacia. C'è il mercato nero tradizionale (la strada) e quello online che attrae ancora consumatori nonostante l'efficacia crescente dei controlli. Oppure il rifornimento di prodotti dalla Svizzera. Ma la soluzione più diffusa, secondo gli esperti, resta quella «domestica»: pillole sottratte dalle confezioni che girano per casa. «L'equazione uso di farmaci da parte dei genitori uguale uso dei farmaci dei figli è infatti vera nella maggioranza dei casi», conferma Bonati. Il consumo di psicofarmaci, infatti, aumenta al 16,7% se si parla di figli di genitori divorziati. E se le scorte scarseggiano, nessun problema: ci pensa il medico di base a fare la ricetta. «Solo che non ha le competenze adatte - sostiene Bonati - e spesso prescrive farmaci senza conoscerne i rischi. Sono troppo poche, in Italia, le prescrizioni firmate dagli psichiatri». Ma quali sono le medicine più diffuse? Tra il 2007 e il 2011 gli under 30 italiani che prendono ansiolitici sono passati dal 5,9% al 9,8%. Si parla prevalentemente di Valium (diazepam), Tavor (lorazepam), Lexotan (bromazepam) e Xanax (alprazolam). Quelli che comprano sonniferi come Halcion (triazolam), Minias (lormetazepam) e Ipnovel (midazolam) sono aumentati dal 3,1 al 5,8%. Più stabili gli antidepressivi, passati dal 2,4% al 3%: Tofranil (imipramina), Anafranil (clomipramina), Prozac (fluoxetina), Seroxat (paroxetina), Zoloft (sertralina) ed Efexor (venlafaxina).

«Ciò che stupisce - spiega Sabrina Molinaro - è la dimestichezza che i ragazzini hanno con pillole, gocce e similari. Vedono che intorno a loro c'è chi li prende con leggerezza e gli sembra assolutamente normale». La sera, poi, i teenager finiscono a dividerseli con gli amici, a mo' di droga. Niente a che vedere con il drug party dei giovani americani, dove ognuno raccatta farmaci da mettere tutti assieme in una ciotola e a turno ne prendono un pugno a caso, da ingurgitare, magari con l'alcol, in folli mix, spesso letali. «Per fortuna - conclude Bonati - non siamo a quei livelli». Ma se il consumo di droghe («in crescita dopo la parificazione della Fini-Giovanardi», secondo Molinaro) oggi cala a causa della crisi, i consumatori tra i 15 e i 19 anni riescono invece a trovare i soldi per gli psicofarmaci: un terzo di loro ci spende più di 90 euro al mese.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)