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La Salee Univeristy: correlazione tra dipendenza da cibo e depressione

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USA, dipendenza da cibo e depressione nei soggetti obesi in cerca di trattamento per perdere peso
 
Ricercatori della Temple University e della La Salee Univeristy di Filadelfia negli Stati Uniti, hanno studiato il livello di dipendenza da cibo, la cosiddetta “food addiction”, in un campione di soggetti obesi. Il concetto di dipendenza da cibo fa riferimento ad una modalità di consumo alimentare che rispecchia i criteri clinici della dipendenza da sostanze stupefacenti. La sua misurazione viene oggi agevolata dall’utilizzo della Yale Food Addiction Scale (YFAS), un questionario i cui criteri di analisi dei risultati derivano da un adattamento di quelli utilizzati per definire la dipendenza da sostanze. Scopo di questo studio statunitense era esaminare la prevalenza della dipendenza da cibo in un ampio campione di adulti obesi in cerca di un trattamento per perdere peso, non selezionati per un intervento chirurgico né affetti da assunzione compulsiva di cibo.
I soggetti (178 persone adulte, di cui 74.7% donne) hanno partecipato a trattamenti per la perdita di peso in un centro di ricerca sull’obesità negli Stati Uniti, basati sull’adozione di strategie comportamentali, ovvero l’auto-monitoraggio, il controllo delle porzioni, l’attività fisica, l’assunzione lenta e conscia di cibo e il controllo dei fattori precipitanti della fame. Gli strumenti adottati per lo studio sono stati un questionario per esaminare i sintomi della dipendenza da cibo (YFAS), una scala per misurare la depressione (Beck Depression Inventory) e l’Indice di Massa Corporea (IMC).
Dai risultati è emerso come il 15% dei partecipanti allo studio fosse affetto da dipendenza da cibo e come tale dipendenza avesse una correlazione significativa con i sintomi depressivi. Il 35% del campione che invece non rientrava tra i criteri di dipendenza da cibo, riportava comunque 3 o più sintomi della dipendenza, tra i quali, i più frequenti sono risultati essere l’incapacità di ridurre o smettere di mangiare (96.1%), l’assunzione continuativa di cibo (44.4%) e la tolleranza, intesa come un marcato aumento della quantità di cibo o una marcata diminuzione degli effetti della terapia (36%). Inoltre anche per questi soggetti, elevati punteggi nei sintomi della dipendenza da cibo sono risultati associati ad una più marcata sintomatologia depressiva. Gli alti punteggi raggiunti con l’YFAS non risultano infine essere associati con l’IMC, come supportato da studi precedenti.
Questo studio effettuato tramite YFAS su un campione molto ampio – spiegano gli autori – ha consentito di comprendere l’eterogeneità delle persone affette da dipendenza da cibo e di esplorare le differenze fra tali soggetti ed altri cui non fosse stata diagnosticata clinicamente tale dipendenza, pur presentano gli stessi sintomi.

 (Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)