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Università di Manchester: Droghe collegate a un terzo dei suicidi tra i giovanissimi

Università di Manchester: Droghe collegate a un terzo dei suicidi tra i giovanissimi

Droghe collegate a un terzo dei suicidi tra i giovanissimi

È il risultato di uno studio inglese che però sottolinea la difficoltà di comprendere
se l’uso di stupefacenti sia la causa o l'effetto di un disagio spesso socio-familiare

di Emanuela Di Pasqua

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Il suicidio giovanile si conferma la seconda causa principale di morte tra gli adolescenti in Italia e la prima in molte altre nazioni. Sembrano giovani come tanti, spesso descritti come tranquilli o timidi, mentre in realtà covano un istinto autolesionista che può portarli al grande salto. In un’età in cui tutto sembra troppo grande da gestire, le cause scatenanti di questo gesto possono essere tante e diverse e quasi sempre c’è una concatenazione di eventi che porta questi ragazzi vulnerabili all’ultima fuga.

 

Alterazione della percezione

Alcuni ricercatori dell’Università di Manchester hanno cercato di indagare le situazioni che più spesso ricorrono in concomitanza di un suicidio di un adolescente, monitorando 145 suicidi di ragazzi sotto i 20 anni tra il gennaio 2014 e l’aprile 2015. Innanzitutto hanno riscontrato che i giovanissimi in questione in un caso su tre avevano fatto uso di droghe generiche o di alcol (in percentuali solo leggermente differenti, rispettivamente del 29 e 28 per cento) e che tre quarti di loro avevano fatto uso di cannabis. Questo dato da una parte può significare che l’alterazione della percezione può essere molto pericolosa in una personalità già fragile, ma può anche descrivere un legame inverso, ovvero che chi è a disagio tende più spesso di altri a rifugiarsi in sostanze che lo alterano. Senza contare che la percentuale di giovani che fa uso di cannabis o di alcol, tra i suicidi o meno, è in assoluto molto alta (anche se con importanti distinguo riguardo alla frequenza e alle modalità). Inoltre la psicosi si rivela proprio a questa età e in questi casi la droga, anche se leggera, può essere un attivatore di patologie psichiatriche. Il suicidio è comunque fortemente associato alla malattia mentale e ai disturbi dovuti all’uso compulsivo di sostanze come alcol o droghe e l’abuso di sostanze rende anche più probabile che si arrivi ad agire per pensieri di suicidio impulsivi o comportamenti a rischio.

 
Lutti, bullismo, stress

Emergono anche altre costanti nel suicidio adolescenziale, che nel 28 per cento dei casi si verifica in seguito a un lutto, magari nemmeno troppo recente. Uno su cinque tra questi giovani è vittima di bullismo e quasi un terzo è risultato essere troppo sotto pressione scolasticamente. Quasi sempre c’è un quadro familiare difficile, violenza domestica o abuso di sostanze stupefacenti, problemi di affettività e di comunicazione. In realtà emerge un quadro articolato tra i teenager che arrivano a questo estremo gesto che, dietro a una molteplicità di cause, nasconde un profondo disagio, un senso di oppressione psicologica e la sensazione di vivere in un mondo fuori misura. È più corretto dire che difficilmente ci si toglie la vita per un motivo specifico, ma che una determinata situazione (eccessiva pressione, bullismo, lutto, malattia, delusione amorosa) può sfociare in un gesto suicida in una personalità fragile, soprattutto in un’età di per sé difficile e delicata. 

 

Un grido d’aiuto

Le droghe, l’alcol e persino i farmaci svolgono un ruolo cruciale, ma non è dato sapere se come causa scatenante o se come sintomo di un’infelicità che esiste a priori. In tutti i suicidi dei ragazzi c’è però una costante: spesso questo gesto definitivo viene annunciato in qualche modo, magari sui social e anche solo metaforicamente.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.corriere.it/salute/pediatria/16_maggio_28/droghe-collegate-un-terzo-suicidi-giovanissimi-7d1aaf6c-24c2-11e6-a888-87813d1b7a64.shtml

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)