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University of Colorado: quando gli oppiacei aumentano il dolore anziché alleviarlo

University of Colorado: quando gli oppiacei aumentano il dolore anziché alleviarlo

 

Quando gli oppiacei aumentano il dolore anziché alleviarlo

Nuovo studio in attesa di conferma: non efficace nel 100% dei casi l’uso di alcuni farmaci nel trattamento del dolore cronico

Chi l’ha detto che tutti gli antidolorifici sono uguali? Anche se lo studio riguarda l’utilizzo di molecole ancora relativamente poco diffuse in Italia -gli oppiacei-, uno studio della University of Colorado ha dimostrato che questi ultimi, se utilizzati per un brevissimo periodo, sul lungo termine sortiscono l’effetto opposto aumentando la sensazione di dolore. La ricerca -per ora realizzata sui topi- se venisse confermata costringerebbe a ripensare seriamente le strategie di somministrazione di questi farmaci. I risultati sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista Pnas. 

 

COSA SI INTENDE PER DOLORE CRONICO  

La IASP (International Association for the Study of Pain) definisce il dolore come «un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno. In maniera molto sintetica, ma utile da un punto di vista clinico, si possono distinguere due tipologie diverse di dolore: quello cronico e quello acuto. Il primo è duraturo e spesso è determinato dal persistere dello stimolo dannoso e da fenomeni di automantenimento che mantengono la stimolazione anche quanto la causa iniziale si è limitata. Il secondo ha la funzione di avvisare l’individuo della lesione tissutale in corso ed è normalmente localizzato, dura per alcuni giorni, tende a diminuire con la guarigione. 

 

QUALI FARMACI SI UTILIZZANO  

Dal momento che non tutti i dolori sono uguali e che -da un punto di vista neurofisiologico- coinvolgono diverse fibre nervose, la scelta di quale antidolorifico utilizzare è di estrema importanza. Le due grandi categorie di farmaci ad oggi sul mercato per combattere il dolore sono i FANS (farmaci antiinfiammatori non steroidei) e gli oppiacei, sostanze naturali, semi-sintetiche o sintetiche analgesiche, con un’azione farmacologica simile all’oppio e alla morfina. Purtroppo spesso queste molecole sono utilizzate a sproposito. Il ricorso a questi questi ultimi -specialmente negli Stati Uniti- è aumentato e con esso anche il fenomeno dell’abuso. Secondo i Centers for Disease Control di Atlanta, solo nel 2015 più di 20 mila le persone sono morte per overdose di oppiacei da prescrizione. In Italia, a causa dello scarso utilizzo, il fenomeno risulta molto più contenuto. Eppure, nonostante alcuni studi che sembrano dimostrare la scarsa utilità di questi farmaci nel trattare alcune forme di dolore cronico. Partendo da questa evidenza gli scienziati americani hanno voluto indagare i meccanismi alla base di questo fenomeno.  

 

ATTENZIONE ALL’USO DEGLI OPPIOIDI  

Per farlo hanno somministrato ad alcuni animali da laboratorio della morfina -per una durata di 5 giorni- in seguito ad una lesione della colonna vertebrale. Analizzando a livello molecolare le interazioni che si instaurano tra le varie cellule è emerso che l’utilizzo degli oppiacei è in grado di stimolare alcune cellule del sistema immunitario ponendo le basi per lo sviluppo del dolore cronico. Dalla ricerca è emerso infatti che una successiva e ravvicinata somministrazione di morfina ha causato un aumento nella produzione di molecole infiammatorie e la genesi di un fenomeno doloroso protratto nel tempo.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.lastampa.it/2016/05/31/scienza/benessere/quando-gli-oppiacei-aumentano-il-dolore-anzich-alleviarlo-cliHI5XHaQQ2l1GAGRogeL/pagina.html

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)