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Uso terapeutico dell'LSD nei malati di depressione: una ricera inglese

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Ricerca: gli effetti della LSD sui malati di depressione sono positivi


LSD, fungo allucinogeno, ecstasy, ketamina, peyote .... un elenco di droghe molto potenti, penserete voi, che danneggiano il cervello e uccidono. E' vero, ma non solo. Si tratta di sostanze allucinogene che alterano la coscienza dell'essere umano ma che, se gestite con criterio da medici competenti, possono diventare addirittura MEDICINE!
E' quello che si sta sperimentando in Inghilterra, allo University College di Londra, dove si stanno testando gli effetti dei funghi allucinogeni su 30 volontari malati di depressione da molti anni. In modo particolare si stanno studiando gli effetti dell'LSD. Questa sostanza, derivata da un fungo parassita delle segale e sintetizzata in laboratorio alla fine degli anni Trenta, fu sperimentata fin da subito nelle psicoterapie tra il 1949 e tutto il decennio degli anni Sessanta dello scorso secolo.


Gli esperimenti recenti, ripresi in questi anni, pensavano di evidenziare un iper-eccitazione delle aree del cervello (soprattutto quelle specializzate nella funzione dei sensi e dei sentimenti) sottoposte all'effetto della droga, invece si è appurato che questa porta quelle stesse aree a spegnersi del tutto. Con un'unica eccezione: nel cervello delle persone depresse, non tutte si spengono ... ce n'è sempre una che rimane attiva. E' come se l'effetto LSD chiudesse tutte le porte della mente tranne una, quella rivolta verso l'interno, che rimane aperta. Da qui, i risultati che portavano i soggetti coinvolti a un "viaggio" dentro di sé, verso il proprio passato, spesso a scoprire la fonte del trauma che li aveva sconvolti così tanto. Molta gente si sentiva scossa, commossa ma anche più serena e rilassata. Uno studio da approfondire e certamente verificare, e forse un passo in più verso una legalizzazione delle droghe che verrebbero così usate con criterio e con un maggior controllo, evitandone la diffusione a tappeto.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)