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News di Alcologia

Consumo di alcol e salute del fegato

Consumo di alcol e salute del fegato

Uno dei comportamenti più a rischio per la salute del fegato è il consumo di alcol, che, nel nostro Paese è spaccato tra gli anziani e i giovanissimi. I consumatori a rischio, secondo i dati del Ministero della Salute, per patologie e problematiche alcol-correlate sono circa 700mila minorenni e 2milioni e 700mila ultra sessantacinquenni. L'abuso di alcol è più frequente negli uomini rispetto alle donne.

Inoltre tra i giovani è sempre più diffuso il fenomeno definito come binge drinking, cioè l'assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo. Questo comportamento aumenta nell'adolescenza e raggiunge i valori massimi tra i 18-24enni  per poi diminuire nuovamente nelle età più anziane. Le percentuali di binge drinker di sesso maschile è statisticamente superiore al sesso femminile in ogni classe di età ad eccezione dei minorenni.
Un'altra abitudine in grande tendenza, è quella del consumo congiunto di vino, birra, aperitivi, amari e superalcolici.
«Sono sempre di più i giovani che abusano di alcol» spiega Tiziana Semplici, specialista in gastroenterologia «Spesso non ne sono consapevoli, e il problema viene sottovalutato anche dalla famiglia, perché viene ritenuto normale bere al sabato con gli amici. I sintomi per cui si rivolgono al medico è il reflusso gastrico, un sintomo poco comune in età adolescenziale o giovanile». I giovani adulti invece sono per lo più bevitori sociali «risvegli notturni o sonnolenza durante il giorno sono correlati ad un consumo di alcol cosiddetto sociale: l'aperitivo con i colleghi, la birra con gli amici: si arriva ad una notevole quantità di alcol senza rendersene conto».

La steatosi epatica non alcolica

 

La steatosi epatica non alcolica (Nafld) è l'accumulo di grasso nelle cellule del fegato non legato al consumo di alcolici. È un disturbo presente maggior parte delle persone obese, e spesso è associata al diabete di tipo 2 e alle dislipidemie, cioè al colesterolo alto. Si tratta di un accumulo di grasso - viene detto anche fegato grasso - che apparentemente non dà sintomi ma che può danneggiare l'organo e innescare un processo infiammatorio cronico (Nash, steatoepatite non alcolica) che può evolvere in fibrosi, cirrosi e persino epatocarcinoma. La causa principale è da ricercare in un'alimentazione troppo ricca di calorie, per la quale il fegato non riesce processare o metabolizzare i grassi come dovrebbe fare normalmente, e dunque si accumula grasso in eccesso.
Un fegato grasso non produce sintomi di per sé, così spesso la gente apprende di avere il fegato grasso quando fa degli esami medici per altre ragioni.

In caso di infiammazione cronica dell'intestino, gli esperti dell'AISF, Associazione italiana per lo studio del fegato, consigliano:
-Dieta per ridurre i trigliceridi.
-Farmaci che demoliscono i trigliceridi prima che questi si depositino sul fegato.
-No all'alcol per non innescare o peggiorare l'effetto infiammatorio.
-Attività fisica regolare di tipo aerobico (corsa, bicicletta, nuoto) al fine di ridurre la massa grassa corporea.
-Controlli regolari con lo specialista epatologo.

 

Malattie epatiche croniche: i dati allarmanti


Oltre 29 milioni di pazienti in Europa, più 30 milioni solo negli Stati Uniti, e un totale stimato di 844 milioni di pazienti nel mondo, con una mortalità di circa 2 milioni di persone all'anno: sono i numeri del fenomeno quanto mai attuale e molto allarmante delle malattie epatiche croniche, detta anche Chronic Liver Diseases (CLDs), che rappresentano un grave problema di salute a livello mondiale.
Fegato, organo centrale per la salute

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://www.dica33.it/notizie/35793/giovani-abuso-alcol-risentirne-fegato.asp

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)