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Gruppi di auto mutuo aiuto: una risorsa sotto-utilizzata

Gruppi di auto mutuo aiuto: una risorsa sotto-utilizzata

Alcol, le dipendenze non vanno in ferie

di di PATRIZIA BALBINOT e GIANNI TESTINO*

Cara Repubblica, le patologie delle dipendenze da alcol e/o sostanze in estate possono avere una recrudescenza. Non dimentichiamoci naturalmente che il periodo Covid-19 ha favorito ricadute ed alcuni soggetti attraverso un’accelerazione del loro "continuum" sono scivolati nella dipendenza. Inoltre, la forzata reclusione in casa ha evidenziato numerosi casi di dipendenza, anche fra i più giovani. Certamente i Servizi Sanitari sono sempre pronti ad accogliere il disagio, tuttavia, in caso di resistenza o di "vergogna" ricordiamo che i gruppi di auto mutuo aiuto (AMA) sono sempre attivi e pronti ad accogliere senza giudizi e pregiudizi.
Noi siamo da sempre convinti che questo metodo sia la carta vincente. Da sempre si parla di queste realtà, ma purtroppo le notizia che arrivano (anche da fuori regione) ci dicono che i gruppi non sono frequentati come dovrebbero. La Relazione al Parlamento sui problemi alcol correlati del 2018 ci informa che solo il 5% dei pazienti e delle famiglie coinvolte li frequenta.
Quindi, tante parole, ma pochi fatti.
Che la frequenza ai gruppi AMA nel mantenimento dell’astensione a lungo termine sia più efficace della medicalizzazione e di altre tecniche è dimostrato scientificamente ed è stato scritto nero su bianco dall’ultimo database Cochrane (https://doi.org/10.1002/14651858.CD012880.pub2
).
Il gruppo in modo autonomo induce un aumento dell’autostima, un approfondimento delle conoscenze sul problema/disturbo, miglioramento del coping e ampliamento della rete sociale di supporto.
Inoltre, promuove l’incontro e attiva l’ascolto: fragilità (non debolezza) ed emozioni dei partecipanti promuovono il cambiamento. Accostare l’AMA ai tecnicismi medici, psicoterapeutici e farmacologici è profondamente sbagliato. I professionisti che facciano il loro mestiere attraverso la loro tecnicalità, il "male dell’anima" ha bisogno di molto altro.
Ancora peggio è utilizzare l’AMA come ponte di accesso alla medicalizzazione. I gruppi sono distribuiti su tutto il territorio Ligure. Il Centro Alcologico ASL3 (CA) accoglie alcuni gruppi sempre attivi e facilmente raggiungibili da tutti quelli che hanno bisogno, che vogliono confrontarsi e che non hanno ancora maturato l’idea di rivolgersi ad un Servizio. Ricordiamo che i gruppi sono del tutto indipendenti dalla struttura sanitaria, ma essendone all’interno possono essere, almeno all’inizio, maggiormente accettati.
Starà poi ai servitori insegnanti e ai facilitatori smistare le persone nei gruppi più vicini alla loro abitazione.
Naturalmente c’è chi preferisce frequentare lontano da casa per diverse motivazioni (soprattutto per salvaguardare la privacy) e allora potrà proseguire la frequenza ai gruppi che sono all’interno del CA.
Incontrarsi, confrontarsi e sostenersi a vicenda sono esperienze spontanee dell’essere umano nei momenti di difficoltà. Ma tale metodo funziona proprio perché non ci sono professionisti con i loro tecnicismi. Come già detto i gruppi condotti dai professionisti sono altra cosa. La presenza all’interno di un Servizio di gruppi è anche utile per demedicalizzare indirettamente il Servizio. È noto che il consumo di farmaci ed in particolare di psicofarmaci è eccessivo. Peraltro la Liguria è al primo posto per consumo di benzodiazepine e al secondo per consumo di antidepressivi. Il compito del referente alle associazioni è quello di spiegare e facilitare l’ingresso nei gruppi. Dopo di che i percorsi diventano totalmente distinti. Fare il facilitatore per favorire l’ingresso nei gruppi è faticoso perché le resistenze da parte di pazienti e famiglie sono tante. Spesso preferiscono delegare piuttosto che mettersi in gioco.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://genova.repubblica.it/cronaca/2020/08/14/news/alcol_le_dipendenze_non_vanno_in_ferie-264616657/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)