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Instagram: realtà virtuali e il rischio dipendenza

Instagram: realtà virtuali e il rischio dipendenza

 

Louise, la testimonial con il bicchiere che fa fallire la campagna contro l’alcol

L’aperitivo a bordo piscina, il pomeriggio in barca, la notte in discoteca. Un weekend sulla Costa Azzurra, un altro a Berlino e la quotidianità a Parigi. È questa la (bella) vita che Louise Delage, 25enne francese, mostra sul social fotografico Instagram. Una vita che piace: sbarcata sul social il 1 agosto, in meno di due mesi ha ottenuto 7.500 follower (tra loro anche l’attrice Juliette Binoche e la blogger Lisa Gachet) e oltre 50 mila like.

Una vita che, però, non esiste. Come non esiste Louise: è solo il prodotto di una campagna pubblicitaria da 20 mila euro, promossa dall’associazione francese contro le dipendenze Fonds Actions Addictions e ideata dall’agenzia pubblicitaria Betc. Ad incarnarla una ragazza, secondo la stampa francese una studentessa di Storia dell’Arte e modella, che impersona una ventenne alla prese con una lenta ma costante discesa nell’alcolismo. In ogni foto, infatti, Louise posa con dell’alcol: un bicchiere di Pernod al bistrò, un cocktail in disco, una bottiglia di birra mentre passeggia.

L’obiettivo della campagna, conclusa a fine settembre dopo che la stampa francese l’aveva smascherata, era proprio questo: mostrare che dietro il volto modaiolo del consumo dell’alcol si nasconde il rischio della dipendenza. Per questo l’agenzia ha creato un falso profilo Instagram con il quale fosse facile identificarsi. «Chissà, forse anche dietro l’amica che esce ogni sera potrebbe nascondersi una Louise», ha spiegato il presidente della fondazione, Michel Reynaud. Per questo, a conti fatti, la campagna pare aver fallito. Le fotografie di Louise sono troppo belle per non ricevere i like di chi incappa sul profilo. E di persone che ne incappano ce ne sono parecchie, dato che le geolocalizzazioni delle foto e la scelta degli hashtag sono state studiate per rendere il profilo visibile agli utenti come lei: giovani, alla moda, interessati alla tendenze.

Certo, Louise non sorride spesso e sì, non sembra nemmeno avere molti amici dato che posa quasi sempre da sola. Ma questi, che per l’agenzia che ha ideato la campagna dovevano essere le spie d’allarme di una vita resa triste e solitaria dall’alcol, per i suoi follower sono dettagli. Quasi nessuno sembra essersi accorto del suo problema con l’alcol: solo cinque hanno pubblicato commenti negativi. Secondo Marco Massarotto, fondatore e partner dell’agenzia di consulenza digitale Doing, la campagna non ha funzionato per tre motivi: «Su Instagram il confine tra contenuti e pubblicità non è chiaro. Poi, in Louise è così facile riconoscersi da rendere difficile un giudizio negativo nei suoi confronti. Infine, la sua “caduta” nell’alcol è chiara solo se si guardano le foto una dietro l’altra. Ai follower compaiono invece una alla volta, magari a distanza di giorni: anziché ricostruirne la storia si finisce per apprezzarne l’estetica».

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.corriere.it/digital-edition/CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB/2016/10/02/22/louise-la-testimonial-con-il-bicchiere-che-fa-fallire-la-campagna-contro-lalcol_U43230403988621rEG.shtml

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)