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L’insostenibile dipendenza da internet e tecnologie: un ragazzo su cinque è a rischio

L’insostenibile dipendenza da internet e tecnologie: un ragazzo su cinque è a rischio

L’insostenibile dipendenza da internet e tecnologie: un ragazzo su cinque è a rischio

Parla Luigi Salvatico, psicologo e terapista: “Dedicate tempo e attenzione ai figli, solo così si potrà contrastare la violenza provocata dallo strumento virtuale”

Un ragazzo su 5 è a rischio gaming, cioè l’abuso di tempo passato ai videogiochi che compromette salute, rapporti sociali e provoca allontanamento dagli affetti.
 
Questi i dati elaborati da uno studio internazionale realizzato nel 2019 dal Cnr insieme all’Università di Padova e all’australian Flinders University, su un campione di 90 mila studenti sedicenni di 30 Paesi europei. Un dato sicuramente cresciuto dopo questi due anni di pandemia che hanno favorito l’uso e l’abuso di videogiochi. Letteralmente chiusi in casa e senza altro tipo di svago, bambini e adolescenti hanno trovato nei giochi virtuali una valvola di sfogo e l’unico modo per interagire con gli amici durante questo periodo di restrizioni e isolamento. Da cosa si capisce se la dipendenza è patologica? E come possono intervenire i genitori? Lo abbiamo chiesto a Luigi Salvatico, psicologo-psicoterapeuta, presidente del Comitato Etico A.O. S. Croce e Carle Cuneo, ASL CN1, CN2 e Asti.
 
“I due anni di pandemia, l’isolamento sociale e il lockdown hanno trovato tutti impreparati, anche noi specialisti. La socializzazione è stimolo all’apprendimento e nutrimento per la crescita evolutiva dell’essere umano, ma anche ricerca dei nostri limiti. Tutto questo ai bambini, e soprattutto agli adolescenti, è mancato. I videogiochi non sono solo un passatempo, ma sono diventati un vero e proprio rifugio per molti ragazzi, spesso lasciati a casa da soli perché i genitori andavano a lavorare, mentre loro non potevano neanche uscire di casa. Il gioco è diventato l’unico canale di comunicazione con loro stessi e con gli altri per superare noia e stanchezza”.
 
Da questa quotidianità nasce la dipendenza?
“Non proprio. È un problema più complesso. Le dico solo che c’è un aumento esponenziale di adolescenti in cura per dipendenze da internet con sindromi ansioso-depressive dovute anche all’isolamento e all’utilizzo di questi strumenti tecnologici. Alcuni giochi sono un bombardamento che crea uno stress micidiale, un disadattamento sociale, nel bambino come nell’adulto. Dal gioco online ci vuole pochissimo a passare alla ludopatia, ai gratta e vinci, alle slot”.
 
Come uscirne?
“Il primo passo, il più importante, è riconoscere di avere un problema e accettare l’aiuto di un terapeuta”.
 
Da cosa si capisce se c’è un problema?
“L’adolescente che trascorre su internet molte ore al giorno riduce le sue relazioni sociali, o le limita a frequentazioni unicamente online, questo può essere un segnale. Ma non solo. A volte si alterano i ritmi biologici, compaiono reattività, irritabilità e carenza di sonno che diventano un fattore di rischio importante per ansia e depressione”.
 
Che ruolo possono avere i genitori?
“Il loro compito è fondamentale. Devono capire il problema e non fare finta di niente. Con grande calma, dialogare con i propri figli, dedicare loro tempo esclusivo e inserire gli antichi giochi insieme a regole chiare e concordate anche per l’utilizzo dei devices. Contrastare l’aggressività di alcuni contenuti virtuali non è facile e richiede tempo e pazienza, per evitare che si trasferisca in comportamenti violenti ed anti-sociali. Bisogna saper riconoscere il disagio e chiedere aiuto ad un esperto prima che sia troppo tardi”.
 
(...omissis...)
 
Chiara Carlini
 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)