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Cocaina: danno toracico e indicazioni terapeutiche

Cocaina: danno toracico e indicazioni terapeutiche

Danni da cocaina; il cuore

 

Dolore toracico da cocaina  e indicazioni terapeutiche

La cocaina, come cloridrato, può essere “sniffata” e iniettata per via endovenosa; può essere assorbita nel cavo orale masticando le foglie di coca, fumata come pasta di coca o se ne possono inalare i vapori come crack.
Il verificarsi di un evento ischemico non è legato alla quantità ingerita, alla via di somministrazione o alla frequenza di assunzione (5,12). L’associazione tra il consumo di cocaina e l’ischemia miocardica e/o infarto è ben nota e, temporalmente, questi eventi si verificano quando la concentrazione di cocaina nel sangue è al massimo, ma possono manifestarsi anche quando questa ultima è bassa o non rilevabile e allora effetti di
vasocostrizione sono attribuibili ai suoi maggiori metaboliti attivi, benzoilecgonina e ecgonina metil estere (9)
Né le caratteristiche del dolore toracico né la presenza di tradizionali fattori di rischio per l’aterosclerosi aiutano a identificare i pazienti che presentano infarto miocardico come specifica conseguenza dell’uso di cocaina.
È interessante notare che sebbene il dolore toracico sia il più comune sintomo di presentazione, l’incidenza di alterati valori enzimatici per infarto miocardico acuto o necrosi miocardica è relativamente bassa e risulta essere presente nel 6% circa dei pazienti con dolore toracico (13).
L’ischemia o l’infarto miocardici e, occasionalmente, la rabdomiolisi o i traumi polmonari legati alla cocaina (pneumomediastino, pneumotorace, o pneumopericardio) spiegano la presenza di dolore toracico in una piccola frazione di pazienti. L’eziologia del dolore toracico rimane così in gran parte oscura e mal compresa nella maggior parte dei pazienti.
Infine, anche se circa 1/3 dei pazienti con infarto miocardico indotto da cocaina sviluppa complicanze come lo scompenso congestizio cardiaco o le aritmie, la mortalità generale nei pazienti ospedalizzati rimane estremamente bassa.14

Calcio antagonisti


Trouve e Nahas (15) sono stati i primi a riportare i benefici effetti dei calcio-antagonisti dimostrando che la nitrendipina  aumenta la sopravvivenza e protegge il cuore di ratto da aritmie e da altri effetti tossici della cocaina. Negus et al., colleagues (16 ) hanno successivamente segnalato che anche il verapamil, per infusione endovenosa, è in grado di ridurre la vasocostrizione coronarica indotta dalla cocaina. Il vasospasmo coronarico, indotto da cocaina, può essere abolito, sia nei tratti normali che aterosclerotici, dall’utilizzo di nitroglicerina sublinguale, calcio antagonisti, e morfina solfato (17) e bloccato da un antagonista dei recettori adrenergici come la fentolamina (10,18)

Le linee guida 2002 dell’American College of Cardiology – American Heart Association consigliano, per i pazienti con sopralivellamento del tratto S-T o sottolivellamento che accompagnano il dolore ischemico retrosternale, calcio-antagonisti per via e nitroglicerina. In caso i pazienti presentino alterazioni elettrocardiografiche indicative di ischemia., il calcio antagonista deve essere somministrato per endovena (19).

Controversie sui β-bloccanti
Il ruolo dei β-bloccanti nella gestione del dolore toracico o dell’infarto miocardico legati alla cocaina appare, a tutt’oggi, abbastanza controverso e ciò in gran parte deriva dalla scarsità di studi clinici che affrontano questo argomento (20, 21).  Sulla base dei risultati di un singolo studio, in doppio cieco, randomizzato, controllato rispetto a placebo, alcuni osservatori ritengono che bloccanti β-adrenergici debbano essere evitati del tutto in quanto essi accentuano lo spasmo coronarico cocaina-indotto (20).
In questo studio, 30 pazienti volontari furono sottoposti a cateterizzazione cardiaca per la valutazione del dolore toracico e randomizzati rispetto all’assunzione per via intranasale di cocaina o soluzione fisiologica; a ciò seguì la somministrazione intracoronarica, in cieco, di propranololo o placebo. Secondo i risultati, la vasocostrizione coronarica indotta dalla cocaina intranasale fu aumentata ulteriormente dal propranololo per incremento delle resistenze vascolari coronariche. Il labetalolo, che possiede sia attività α che β-bloccanti, in confronto, controbilancia l’aumento della pressione arteriosa dovuto alla cocaina, ma non risolve la vasocostrizione coronarica (22).


Le linee guida dell’ American College of Cardiology / American Heart Association (19) sostengono l’uso di β-bloccanti  per il dolore toracico associato a cocaina in presenza di ipertensione o tachicardia sinusale.


Le benzodiazepine riducono la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa sistemica, e negli animali, attenuano gli effetti tossici della cocaina sul cuore cosicché rappresentano una valida alternativa alla nitroglicerina. Infine per inibire l’aggregazione piastrinica, è ragionevole somministrare aspirina ai pazienti con ischemia miocardica da cocaina.

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.insostanza.it/cuore-di-cocaina-parte-ii/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)