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Anche la ludopatia tra le cause della crisi imprenditoriale

Anche la ludopatia tra le cause della crisi imprenditoriale

Anche la ludopatia tra le cause della crisi imprenditoriale

 

Anche la ludopatia tra le cause della crisi imprenditoriale: ecco le nuove frontiere dell’usura. Presentata a Napoli, in una tavola rotonda che si è svolta nei giorni scorsi presso l’Auditorium della Giunta regionale della Campania a Napoli, un’indagine svolta nell’ambito delle attività del commissario antiracket e antiusura Santi Giuffrè. La giornata di studio rientra nell’ambito delle attività istituzionali programmate dal commissario di Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura per implementare strumenti conoscitivi sulla reale portata dei delitti dell’estorsione e dell’usura, in relazione all’incidenza della ludopatia.

“Il gioco d’azzardo patologico è causa di notevole disagio sociale e di interferenza della criminalità organizzata, anche nella fase di gestione dell’accesso all’usura” ha detto nell’introduzione Santi Giuffré. Nel corso dell’incontro è stato presentato uno studio conoscitivo sui danni sociali provocati dai fenomeni dell’estorsione e dell’usura e sulla gravità dei loro riflessi a cura di Nicole Scala, psicologa consulente del Ministero della Giustizia. L’attività di analisi è stata focalizzata sulla verifica dell’incidenza del fenomeno, con particolare riferimento alle popolazioni di Lazio e Campania. Ai lavori sono intervenuti anche il sub commissario di Governo al settore sanitario della Regione Campania Claudio D’Amario - che ha presentato i progetti della struttura commissariale per contrastare il gioco patologico - il procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli Luigi Frunzio, il procuratore presso il tribunale di Benevento Giovanni Conzo ed esperti della materia e del settore sanitario.
 
Lo studio del Ministero della Giustizia
Lo studio, volto ad indagare la relazione tra gioco d’azzardo patologico (Gap) ed usura ha analizzato il fenomeno in due regioni del Centro e del Sud, Campania e Lazio rispettivamente in relazione alla situazione di disagio e svantaggio economico e all’incidenza della disoccupazione e sottooccupazione e all’infiltrazione criminale nel tessuto sociale. Il Lazio, per collocazione geografica, popolazione e fasce occupazionali, rispecchia invece la realtà media del Paese.

La disoccupazione nel sud Italia, secondo i dati Istat dal 2014 al 2016, oscilla tra il 21,9 e il 20,3 per cento, con picchi del 24,6 per cento per le donne. L’indice di povertà è invece del 23, 6 percento (dati Istat al 2014) con 9.531.535 persone a rischio povertà ed esclusione sociale. Dati non poco distanti da quelli delle regioni del Centro con numeri che oscillano tra il 10.5 ed il 9,7 percento con picchi del 12% per le donne per il biennio 2014- 2016, ed un indice di povertà del 8,4 percento (al 2014), con 2.659-467 a rischio povertà ed esclusione sociale. Mentre la media nazionale di disoccupazione oscilla tra il 13,5 ed il 12,1 (Istat 2014-2016).

Crisi economica, aumento della disoccupazione, disagio sociale, crisi aziendali, diminuzione del fatturato e poca speranza nel futuro, soprattutto in Campania, fa sì che il gioco d’azzardo da piccola ebbrezza e gioia di sfida e di speranza diventi una vera e propria malattia e una dipendenza. In Italia la stima dei giocatori d’azzardo problematici varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale, mentre la stima dei giocatori d’azzardo patologici varia dallo 0,5% al 2,2% (Ministero della Salute, 2012). In questo panorama si inserisce una ulteriore stima fornita dalla Regione Lazio, secondo la quale i costi sanitari diretti da ludopatie ammonti a circa 85 milioni l’anno. Il giocatore patologico sperimenta periodi di profonda depressione, paura, angoscia con un elevato rischio suicidario, e malattie psicosomatiche. È stata inoltre riscontrata in alcuni giocatori una vera e propria sindrome di astinenza con sintomi quali dolori addominali, tremori, mal di testa, sin peptica, sudori freddi.
 
I costi indiretti
Ai costi diretti si aggiungono i costi costo “indiretti”, stimati intorno ai 5 miliardi di euro, dovuti al crollo della capacità lavorativa, alla chiusura dell’attività per debiti o alla perdita del posto di lavoro. “Nonostante queste componenti siano percepite in termini gravosi ed angoscianti dai giocatori – spiega la psicologa Scala - lo stimolo a giocare non diminuisce e persiste la convinzione irreale e patologica di poter risolvere ogni problema attraverso una fantomatica vincita panacea di tutti i mali. Il giocatore entra così in un loop, in un circolo vizioso senza uscita, che parte dalle difficoltà economiche e finanziarie dovute alla crisi economica o al contesto sociale, approda al gioco d’azzardo e finisce nell’illegalità e nell’usura. Una precisa escalation ben nota in letteratura. Una problematica finanziaria ed economica, la voglia di migliorare la propria vita o la propria attività imprenditoriale e commerciale. La fortuna del principiante induce in principio a pensare che con una piccola spesa si possa facilmente ottenere una piccola vincita, che genera nel principiante un incremento di autostima e la fantasia di poter vincere sempre e di più. Non tarda ad arrivare la fase della perdita inaspettata e della rincorsa alla rivincita fino all’orlo del baratro”.

Il nodo cruciale della ricerca si identifica nel tentativo di individuare un filo conduttore capace di fornire elementi in grado di delineare gli indicatori di pericolo in grado di consentire un intervento preventivo o di verifica. La linea di confine è individuata nel momento in cui il soggetto inizia a perpetrare, per procurarsi denaro, piccoli furti, fino al momento di ricorrere a prestiti illegali. La dissipazione del patrimonio, il ricorso a piccoli prestiti da parte di familiari, il ritardato o l’omesso pagamento dei debiti e delle spese, fino alla vendita dei beni personali e degli immobili di proprietà, sono i momenti prodromici alla caduta nel baratro, il cui elemento distintivo si concretizza nel ricorso a piccoli atti illegali contro la proprietà.
 
L’identikit dei giocatori patologici
Per affrontare la ricerca è stato approntato uno studio basato sulla somministrazione di un questionario ad hoc destinato ai soggetti in cura per Gap presso le strutture della regione Lazio e Campania che ha coinvolto complessivamente 941 soggetti (642 in Campania), cristallizzando la situazione attuale (e non, invece, come in altri studi, quella afferente al momento dell’insorgenza della diagnosi o della richiesta d’intervento).

Su 941 soggetti esaminati 907 sono giocatori con problemi economici (96,38%), 37 (3,93%) sono giocatori senza problemi economici, 203 sono invece i giocatori a rischio usura (21,37%9 e di questi 18 (1,91%) sono i giocatori usurati. In Campania su 662 soggetti a rischio esaminati 622 hanno problemi economici (97,06%), 20 (2,94%), non hanno problemi, 133 (19,5%) sono a rischio usura e 12 (1,75%) sono i giocatori sotto usura.
La maggioranza relativa è nel segmento 26/45 anni (40,42%) e in quello 46/65 anni (39,79%). Minore incidenza del problema è riferibile ai soggetti tra i 19 e i 25 anni (10,16%), oltre i 65 anni (8,36%)e tra i 14 e i 18 anni (1,27%).

Riguardo all’istruzione i titolari di licenza media inferiore costituiscono la maggioranza (46,33%), seguiti da quelli con diploma di scuola media superiore (39,74%), mentre l’7,86% è in possesso di licenza elementare e solamente il 6,06% risulta laureato. Nell’analisi del campione solo il 3,36% afferma di non aver mai avuto problemi finanziari conseguenti al gioco d’azzardo. Il 43,60% del campione riferisce omessi e ritardati pagamenti, il 40,53% ha fatto ricorso a prestiti in famiglia mentre il 34,29% ha fatto ricorso a prestiti legali. Il dato relativo ai piccoli furti è pari al 9,84% e quello riferito al ricorso al prestito illegale costituisce l’9,10% del campione.

In sintesi il 10% per cento dei soggetti a rischio finisce poi per essere vittima dell’usura. Di particolare importanza per la ricerca è il dato relativo alle professioni dei soggetti usurati, laddove il 17,64% è riconducibile ad imprenditori e commercianti ed altri, a fronte del 41,18% di dipendenti, al 23,53% di disoccupati e al 17,65% di liberi professionisti.

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.ilfarmacistaonline.it/regioni-e-asl/articolo.php?approfondimento_id=7978

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)