338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Ludopatia: una dipendenza che può distruggere la vita

Ludopatia: una dipendenza che può distruggere la vita

Ludopatia: una dipendenza che può distruggere la vita

La ludopatia è una vera e propria dipendenza in continua crescita anche in Italia.

 

I danni alla salute causati dalla ludopatia hanno una gravità simile a quelli causati da droghe e alcol. Forse sono danni meno evidenti.

Le persone che avvertono la necessità di tornare a sedersi davanti a una slot machine, una roulette o a un tavolo di blackjack sono ogni giorno di più. Secondo alcuni autori, la ludopatia è la patologia da dipendenza a più rapida crescita tra i giovani e gli adulti.

In Italia questa colpisce circa 900.000 persone. Il trend è in continua crescita soprattutto a causa del web. Dove non solo accedere al gioco d’azzardo è più facile, ma dove è anche più semplice nascondersi agli occhi degli altri.

Se il numero di persone affette da ludopatia è molto alto, decisamente più basso è quello delle persone ufficialmente in cura, che si attesta sui 7.000 pazienti.

Questo disturbo è più comune tra gli uomini, anche se negli ultimi anni le statistiche fanno percepire un cambiamento di tendenza. Con il disturbo che sta arrivando ad interessare in ugual misura i due sessi.

Tra i maschi in genere il disturbo inizia negli anni dell’adolescenza, mentre nelle donne inizia all’età di 20-40 anni.

Cos’è la ludopatia

Per ludopatia (o gioco d’azzardo patologico) si intende l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse. Nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze.

Giocare diventa la cosa più importante, una necessità a cui non si può resistere. Anche più della famiglia, del lavoro e dei soldi risparmiati.

Quando il gioco diventa prioritario ha delle ripercussioni gravi sulla vita sociale e lavorativa dell’individuo. Il giocatore patologico ha un continuo bisogno di mettersi a giocare e se non lo fa è irrequieto, nervoso. Come in astinenza dalla droga. Più il gioco diventa importante, più alte sono le somme di denaro investite, fino all’indebitamento.

A questo livello si è superato il confine tra divertimento e dipendenza. Tra abitudine occasionale e malattia.

Nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali ( DSM-5 ), la ludopatia è classificata non più come un disturbo del controllo degli impulsi.

E’ ora classificata come disturbo da dipendenza, insieme alle dipendenze da alcol e droghe.

I legami tra ludopatia e dipendenza da alcol e droghe sono numerosi.

Comprendono criteri simili per fare la diagnosi, basi genetiche condivise, effetti simili sul sistema nervoso e approcci terapeutici comuni. Spesso queste dipendenze tendono ad associarsi.

Il passaggio dal divertimento alla ludopatia

Chi usa il gioco d’azzardo in maniera ricreativa e lo fa occasionalmente, difficilmente incorre nella dipendenza.

Ci sono delle condizioni che possono favorire lo sviluppo della ludopatia.

Come per la dipendenza da alcol e da droghe vi è una predisposizione genetica che aumenta il rischio del passaggio da divertimento a malattia.

Sembra che il corredo genetico sia determinante dopo che fattori ambientali stressanti portino ad utilizzare il gioco più frequentemente non più come divertimento, ma come evasione e distrazione. I fattori ambientali che portano alla necessità di distrazione possono essere i più disparati. Un licenziamento, un divorzio, il pensionamento, il tempo che passa.

A questo punto il gioco diventa un regolatore emotivo, una sorta di antidepressivo.

Il gioco d’azzardo viene considerato un modo per sfuggire ai problemi o per trovare sollievo a disturbi dell’umore (es. sentimenti di impotenza, di colpa, ansia e depressione).

Scatta piano piano la perdita di controllo in cui l’influenza genetica pare importante.

 

(...omissis...)

 

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.diggita.it/v.php?id=1572684

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)