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L’era del WWW: internet come fenomeno di massa

L’era del WWW: internet come fenomeno di massa

 

Per i giovani internet è “ambiente cognitivo”, ecco cosa sapere per comprenderli

Per i ragazzi nati nell’era post-internet non c’è differenza tra relazioni online e offline. Per loro, il web è un ambiente di vita cognitivo in cui ciascuno costruisce la propria rappresentazione del mondo. E agli adulti, che ancora distinguono l’analogico dal digitale, non resta che cambiare prospettiva

Per comprendere come e perché i nostri ragazzi sono così interessati al Web, talvolta arrivando ad assumere comportamenti che ci appaiono tipici di una dipendenza, dobbiamo prima di tutto capire quale è la reale natura di Internet o, meglio, di come ciò che è nato per essere uno strumento è diventato in brevissimo tempo un vero e proprio ambiente di vita, che possiamo definire come “ambiente cognitivo”, ossia uno spazio in cui le persone che vi operano mettono i loro vissuti, le loro speranze, le loro emozioni.

Da questo punto di vista Internet cessa di essere uno strumento attraverso il quale svolgere dei compiti e diventa il luogo delle nostre fantasie, un mondo composto dalle nostre rappresentazioni mentali che interagiscono con le rappresentazioni mentali degli altri abitanti di questo enorme spazio.

Non a caso lo definiamo “virtuale”, indicando con questo termine un luogo in cui tutto è fortemente mediato dalla nostra cognizione, molto più di quanto non lo sia quel mondo che noi siamo soliti definire “reale”.

E’ una dinamica che coinvolge tutti noi, e le nuove generazioni probabilmente ne sono le più influenzate, in quanto nate e cresciute in un mondo in cui analogico e digitale si fondono formando un’unica realtà.

Indice degli argomenti

Internet: da strumento di lavoro ad ambiente cognitivo e sociale

Un tempo erano un PC e una linea telefonica, e pacchetti di dati che faticosamente fluivano all’interno di questo canale di comunicazione.

In quel periodo le interfacce grafiche come le conosciamo oggi non erano ancora state sviluppate, oppure la lentezza del flusso dei dati imponeva l’utilizzo del solo testo.

In quel periodo Internet era appannaggio di pochi, solitamente persone molto preparate dal punto di vista tecnico.

Esistevano già le prime chat testuali, ma eravamo ben lontani dalle luci e colori del digitale come lo conosciamo oggi.

L’era del WWW: internet come fenomeno di massa

Poi le cose sono precipitate: la potenza di calcolo sempre crescente dei computer ha proceduto di pari passi con una velocità di trasferimento dei dati sempre maggiore: iniziava l’era del WWW.

Da lì in poi Internet divenne un fenomeno di massa, e la diffusione di strumenti sempre più semplici da utilizzare contribuì a fare sì che questo strumento potesse diffondersi, andando ad interessare fasce di popolazione sempre meno tecniche.

Siamo arrivati al punto che possiamo utilizzare il Web, e più in generale il digitale, senza neanche conoscere il funzionamento interno del dispositivo che stiamo utilizzando.

La sempre crescente portabilità dei dispositivi inoltre ha fatto sì che li abbiamo a disposizione in ogni momento della nostra vita.

Uniamo questo alla loro estrema facilità di utilizzo, amalgamiamo il tutto con una velocità di connessione fino a pochi anni fa impensabile, ed ecco che il cellulare che abbiamo tra le mani diventa non più un semplice strumento per la ricezione di informazioni, ma un dispositivo che ci permette di caricare nello spazio virtuale un nostro punto di vista, un pensiero del momento, una foto (rappresentazione?) di ciò che ci sta colpendo o emozionando in quel momento, oppure un nostro stato d’animo, forse sotto forma di un selfie o di un’immagine di un gattino.

Qualunque cosa noi carichiamo sul Web, stiamo caricando su un luogo virtuale una nostra rappresentazione del mondo che ci circonda.

In questo luogo non siamo soli: siamo in compagnia delle rappresentazioni di tutti gli altri abitanti di questo ambiente. Con questi ultimi intessiamo relazioni, discutiamo, progettiamo, ci divertiamo insieme, in alcuni casi ci innamoriamo.

Ma in che modo tutto questo influenza noi e le nostre vite?

Il concetto di embodied cognition

L’essere umano impara facendo: questa è una verità nota da millenni nella saggezza popolare, e sistematizzata da pensatori moderni quali Piaget, Montessori, Vygotsky, e molti altri.

Del resto basti vedere come un bambino impara sperimentando fisicamente e concretamente sin dai primi momenti di vita. Di tentativo in tentativo, di sperimentazione in sperimentazione, il bambino apprende nuovi movimenti, nuove strategie, nuove soluzioni. Ricerche più recenti hanno dimostrato questa teoria.

Il nostro corpo ha una funzione primaria nella strutturazione della nostra cognizione, e con essa la nostra rappresentazione della realtà che ci circonda.

Gli oggetti che utilizziamo, con le libertà di movimento che ci concedono e le costrizioni e limitazioni che ci impongono, guidano i nostri movimenti nell’ambiente che ci circonda, guidano la nostra interazione con la nostra realtà, direzionando di conseguenza il nostro apprendimento della stessa, e quindi guidando la nostra cognizione.

Tuttavia questo processo non è statico, bensì dinamico: l’uomo costruisce uno strumento il quale modificherà la percezione che l’uomo ha del mondo, a sua volta l’uomo modificherà lo strumento, il quale muterà nuovamente la rappresentazione dell’ambiente da parte dell’uomo, e così via in un circolo di feedback senza fine.

Stiamo parlando di un vero e proprio dialogo costante con l’ambiente che ci circonda, e con gli strumenti che costruiamo e utilizziamo.

Nel costruire attrezzi al fine di ovviare a limitazioni fisiche e mentali, l’essere umano ha prodotto estensioni di se stesso.

 



(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/per-i-giovani-internet-e-ambiente-cognitivo-ecco-cosa-sapere-per-comprenderli/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)