338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Smartphone e tablet peggiorano i rapporti in famiglia

Smartphone e tablet peggiorano i rapporti in famiglia
 
 

Smartphone e tablet peggiorano i rapporti in famiglia

 
Più del 30% dei 10.000 ragazzi intervistati tra i 10 e i 21 anni dichiara di non fare nessuna attività insieme ai genitori a causa delle distrazioni digitali
 
IL CELLULARE sempre in mano. Non se ne può fare a meno. Sembra essere l'unica cosa che li diverta fra videogiochi o chat con gli amici. C'è anche quel film o quel video da vedere. Le cuffiette attaccate alle orecchie con la musica o i video che escludono anche dalle conversazioni. E in famiglia i ragazzi parlano sempre meno con i gentori. Sono sempre più isolati. Lo si sapeva ma ora una nuova ricerca, "Mi ritiro in rete" condotta dall'Associazione nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, gap, cyberbullismo) in collaborazione con il portale Skuola.net, lo conferma. I ricercatori hanno intervistato 10.000 ragazzi di età compresa tra i 10 e i 21 anni e hanno presentato l'indagine nell'ambito della terza Giornata nazionale sulle dipendenze tecnologiche e il cyberbullismo.

Sempre meno tempo

La tecnologia sottrae tempo alle attività da condividere con i familiari, come cucinare, fare sport o giocare: a sostenerlo è più del 30% del campione (31,83%, più di 1.800.000 adolescenti se rapportato ai dati nazionali). «I mezzi tecnologici consumano le energie. Anche i genitori sono ipercoinvolti da questi strumenti. Il nostro cervello, che è una sorta di computer naturale, ha una capacità di attenzione, di risposta agli stimoli e di memoria limitata. Se siamo assorbiti dagli input dei device e dalla rete, presteremo poca attenzione al resto. Anche ai figli», spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

Sempre meno esperienze insieme

Il problema è che se i ragazzini fanno sempre meno esperienze "reali" con i genitori e con gli amici, avranno anche meno cose da ricordare. «Ci stiamo privando di due aspetti importanti della crescita: l’esperienza e il ricordo. Le due chiavi che ci hanno permesso di evolvere negli anni. Soprattutto con l’arrivo degli smartphone, abbiamo optato per fare più esperienze digitali che reali, affidando i ricordi agli album archiviati nelle memorie dei cellulari, la memorizzazione delle password a un’app, giusto per fare qualche esempio. I figli, oltre a fare poche esperienze con i genitori, conoscono pochissimo della storia delle loro radici. E questo non aiuta a creare legami profondi», spiega Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te.
 

Amici virtuali

Sempre meno esperienze da condividere al di fuori del Pc o del cellulare rendono anche più fragili i rapporti. Che ci siano pochi legami profondi, lo conferma il 5,91% del campione (quasi 350.000 ragazzi se rapportato alla popolazione generale), dichiarando di non avere amici nella vita reale, il 13,28% (766.000 ragazzi) è convinto che i suoi veri amici siano quelli che frequenta online. «Sentire di non avere amici nella vita reale può condurre all’isolamento sociale. Tema che non dobbiamo sottovalutare, anche perché molti ragazzi si sentono non adeguati, e il 20,95% del giovani, più di 1.200.000 ragazzi se rapportati ai dati nazionali, si sente dire dai genitori che non vale niente. L’adolescenza è una fase delicata: se facciamo poche esperienze, se non coltiviamo ricordi e memorie, e se le parole che riceviamo in questo momento di vita sono giudicanti e poco motivanti, allora il rischio è quello di rifugiarsi in luoghi considerati più sicuri e dove non ci si sente giudicati», aggiunge Lavenia.
 

Troppo tempo on line

Il tempo trascorso online non è il solo indicatore di una dipendenza, ma dice molto sulla voglia di fuggire da una realtà che non piace. Quasi il 33% del campione, infatti, trascorre sullo smartphone 3-4 ore, il 12, 75% dalle 5 alle 6 ore e il 15,8% supera le 6 ore. Perlopiù, evidenziano i dati, il 14,35% degli intervistati dice che usa lo smartphone per 2-3 ore di notte. Il 41,85% dichiara che ha spesso difficoltà a dormire. Se poi gli si chiede in quanti riuscirebbero a stare senza smartphone per una giornata, il 26,96% dice di no. «I ragazzi usano il cellulare di notte soprattutto per parlare con altri coetanei. Questo fenomeno si chiama vamping, e ha anche ripercussioni sul rendimento durante la giornata. Se si dorme poco si è meno attenti, meno reattivi. Chattano di notte, molto spesso, perché durante il giorno sono impegnati in altre attività. Questo ci deve far domandare dove sono i genitori. Gli adulti investono più sul futuro che sul presente dei ragazzi», osserva Lavenia.
 

Il bullismo

E poi c'è il problema che riguarda sempre più adolescenti. Il 44,97% del campione (quasi 2.600.000 ragazzi, se rapportati ai dati nazionali) ha subito un atto di bullismo, mentre il 17,12% (più di 987.000 adolescenti) dichiara di averne compiuto uno. «Chi subisce un atto di bullismorischia di autoisolarsi. Stiamo diffondendo la cultura dell’esclusione, molto spesso sono anche i genitori a dare questo esempio, uscendo dalle chat di gruppo senza dare spiegazioni, o non dando risposte, o minimizzando le dichiarazioni di malessere dei figli”. I ragazzi, anche per questo, molto spesso non parlano delle situazioni che li hanno feriti. Non si sentono liberi di farlo. In più, non coltivando esperienze offline e la memoria legate alle proprie radici, non hanno legami profondi e non si sentono di esternare con altri ciò che provano», continua Lavenia.
 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2019/11/23/news/_smartphone_e_tablet_peggiorano_i_rapporti_in_famiglia_-241698703/?refresh_ce

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)