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Droghe sintetiche: I distributori alimentano la fame di droga

Droghe sintetiche: I distributori alimentano la fame di droga
 

Prezzi alti e «test» nelle piazze Le mosse della mala orientale

I distributori alimentano la fame di droga.

 

«Se si arrivasse a una diffusione di massa di questa roba, sarebbe un disastro sociale, paragonabile a quello dell’eroina negli anni Ottanta», riflette uno storico investigatore della «Narcotici». Per questo bisogna conoscere gli effetti dello shaboo : fortissimo stimolante, all’inizio diffuso come droga «da lavoro» (per resistere alla fatica) nella comunità filippina; altissima dipendenza; violenti danni cerebrali. «Tossici» che, all’ultimo stadio, diventano zombie paranoici.
Il consumo si sta allargando. Lo dicono i segnali dalla strada: che raccontano sia le strategie criminali, sia gli indicatori di rischio.
 
Il filone iraniano

Lo shaboo a Milano ha già una sua «storia». Nel 2014 i poliziotti della Sesta sezione della Mobile, oltre che arrestare pusher filippini o cinesi, agganciano i primissimi consumatori italiani di «d-metamfetamina cloridrato». Dal 2015 gli investigatori del commissariato Lambrate, diretti da Anna Laruccia, seguono i fili delle reti di spaccio da Lambrate a via Palmanova, fino a Cascina Gobba e Cinisello. Scoprono la prima «crack house» di shaboo : un negozio in disuso in via Arquà (zona via Padova), materassi sui pavimenti, sei giovani studenti cinesi (figli di lavoratori) distrutti da una nottata di pasticche e metamfetamina. In manette lo spacciatore, cinese, 29 anni. I poliziotti martellano con i sequestri e gli arresti fino a che, nei primi giorni di gennaio scorso, arrivano a un grossista di più alto livello: un iraniano, 39 anni, con 350 grammi di sostanza in una casa di Cinisello. Se i filippini sono state le prime vittime/consumatori, all’inizio erano le reti dei trafficanti iraniani che portavano i «rifornimenti» in Italia. Poi, sono arrivati «i cinesi»: adesso è la criminalità organizzata orientale che ha in mano il grosso dei traffici.

 

Le strategie cinesi

I gruppi criminali cinesi trafficano shaboo perché la Cina si sta affermando tra i primi produttori mondiali, con una rete sempre più fitta di laboratori chimici clandestini in cui si «cucina» la sostanza. Spiega l’ultima relazione della Direzione centrale dei servizi antidroga: «Le organizzazioni coinvolte sono riconducibili alle triadi cinesi (“Sun Yee On” e “14 K”) e le loro attività stanno assumendo carattere transnazionale». Gli effetti di questa geopolitica della droga si vedono a Milano con decine di arresti di pusher cinesi (oltre 60 nel 2016): in appartamenti, in strada, a volte sulle auto del car sharing , soprattutto nella zona della Centrale e nei quartieri da Maciachini a Dergano, Bovisa, Comasina. Spacciatori al dettaglio, non trafficanti; sequestri sotto i 50 grammi. Ma dietro, si leggono i segnali di una strategia più vasta. Primo: qualche tempo fa a Milano lo shaboo mancò, del tutto, per quasi tre mesi. Con tutta evidenza, una mossa dei distributori per tenere alta la «fame» nel mercato. E poi l’arresto dei carabinieri della Compagnia Duomo (marzo scorso): tre cinesi alle Colonne di San Lorenzo, che proponevano metamfetamina nella più simbolica piazza di spaccio in città. Sembrò una sorta di test: provare a immettere lo shaboo nei canali di vendita occasionali di hashish e marijuana, portarlo al di fuori delle platee «etniche».

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_luglio_31/prezzi-alti-test-piazze-mosse-mala-orientale-c9d71712-56dd-11e6-b924-e8992a1bb7b1.shtml

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)