338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Dipendenze affettive: quanto siamo love addicted?

Dipendenze affettive: quanto siamo love addicted?

DIPENDENZE AFFETTIVE: QUANTO SIAMO LOVE ADDICTED?

Quando in amore diventiamo simbiotici e abbiamo il terrore di perdere l’altro, cerchiamo di compiacerlo, per poi dire “con tutto quello che ho fatto per te, come puoi lasciarmi?”.
Quando la nostra serenità e valore hanno origine solo dal giudizio e dallo stato d’animo dell’altro.
Quando giustifichiamo il nervosismo dell’altro come una carenza affettiva infantile che cerchiamo di colmare noi.
Quando l’altro torna a casa arrabbiato o arrabbiata e ci chiediamo “cosa ho fatto che non va”.
Quando ci adattiamo a cose che non ci vanno, pensando che, se saremo abbastanza bravi, lui o lei cambierà.
Quando diventiamo fobici e ossessivi se non ci telefona, controllanti e vendicativi se non si comporta come vorremmo.
Quando smettiamo di coltivare interessi e amicizie.
Quando la relazione mette a repentaglio il benessere emotivo.
Quando accade questo, siamo love addicted, amore dipendenti, come diceva già nel 1945 lo psicoanalista Fenichel, il primo a catalogare questa come una sindrome. Giddens, parla di tossicomania d’amore: come con uno stupefacente, proviamo ebbrezza con il partner, ci identifichiamo con i suoi gusti e pensieri e questi diviene indispensabile per stare bene. Cerchiamo “dosi” sempre maggiori di presenza e l’astinenza ci prostra.
Esistiamo solo quando c’è l’altro e abbiamo bisogno di continue rassicurazioni.


È normale che in amore si instauri un legame con il partner, così come è vero che, per poter vivere relazioni libere e sane nell’età adulta, dobbiamo aver vissuto una sana dipendenza nella vita infantile, là dove l’attaccamento era fondamentale per sopravvivere.
Ma, nella dipendenza affettiva, l’amore non è accrescimento reciproco, scambio tra persone libere, piuttosto una dinamica che comporta paura e coazione a ripetere.


I dipendenti affettivi, prevalentemente donne, oggi anche sempre più uomini, non hanno potuto costruire una sana dipendenza infantile e una sana separazione successiva dai genitori, che li portasse alla libertà affettiva.
In loro abitano vuoti da colmare: rifiuto di sé, inadeguatezza, negazione dei propri bisogni e diritti di ricevere amore, ma anche assurda presunzione di farcela, di riuscire cioè, prima o poi, a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci come vogliamo, proprio come è accaduto con i nostri genitori.


Infatti i dipendenti affettivi tendono a scegliere o attirare partner “problematici”, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo), con personalità narcisistiche o anaffettivi. Con questi creano una codipendenza, distruttiva ma difficile da sanare.
Dipendente e narcisista sono facce della stessa medaglia, come Eco e Narciso nelle Metamorfosi ovidiane: se il bisogno di attaccamento e riconoscimento è contrastato, il bambino non si sente speciale e sviluppa una bassa autostima. La reazione può portare a una personalità dipendente, tesa a soddisfare le esigenze degli altri per ottenere approvazione, o ad una personalità narcisistica, che gonfia il proprio ego per compensare la mancanza di autostima e di sicurezza.


I dipendenti elemosinano continuamente dal partner narcisistico maggior amore, ottenendo il risultato opposto. Si legano a partner che sanno non adatti a loro, ma, nonostante ciò li renda infelici, non riescono a lasciarli.


Entrano in ambivalenza affettiva: “Non posso stare con te, ma neppure senza di te”. Una altalena costante tra sofferenza per umiliazioni e maltrattamenti e angoscia al solo pensiero che la relazione finisca.


Si sviluppa così una vera sintomatologia con ansia, depressione, insonnia, inappetenza, ossessività. Se poi la relazione finisce, “naturalmente” sarà tutta colpa nostra.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.wstoriadellarte.eu/new/psicologia-e-educazione/dipendenze-affettive-quanto-siamo-love-addicted


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)